Crisi: Unimpresa, su conti pubblici mina derivati da 32 miliardi
Mina derivati da quasi 32 miliardi di euro sui conti pubblici italiani. I titoli derivati presenti sui bilanci dello Stato centrale e degli enti locali ammontano a 31,9 miliardi. Il dato, registrato a fine 2015, è in calo di 8,6 miliardi (-21,28%) rispetto ai 40,5 miliardi di dicembre 2014. Nell’ultimo anno i titoli altamente speculativi sono calati in quasi tutti i comparti, ma resta comunque enorme l’ammontare di titoli tossici sia nei bilanci del settore pubblico sia in quelli settore privato: nelle banche il calo è stato di 53,5 miliardi e nelle assicurazioni di 105 milioni; nelle imprese si è registrata una crescita di 2,9 miliardi, per quanto riguarda le singole famiglie c’è una lieve riduzione di un milione di euro. In totale, la massa di derivati finanziari presenti in Italia è pari a 250 miliardi in calo di 59,3 miliardi (-19,19%) rispetto ai 309,3 miliardi di fine 2014. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa sull’andamento dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi.
Secondo il rapporto, basato su dati della Banca d’Italia, la speculazione finanziaria è rimasta a livelli alti anche con la crisi. I dati si riferiscono alle passività sui bilanci, vale a dire le operazioni potenzialmente in perdita. Sui bilanci degli istituti di credito, alle fine del 2014 risultavano titoli derivati per 253,9 miliardi; dopo un anno è stata registrata una diminuzione di 53,5 miliardi (-21,09%) e la massa di derivati è arrivata a 200,3 miliardi. Leggero calo per le assicurazioni e per i fondi pensione di 105 milioni (-6,94%) da 1,5 miliardi a 1,4 miliardi. In salita, invece, i derivati in perdita delle imprese cresciuti di 2,9 miliardi (+21,94%) da 13,3 miliardi a 16,2 miliardi. Per le famiglie si è registrata una sostanziale invarianza da 69 a 68 milioni (-1,45%) con una riduzione di 1 milione. Per quanto riguarda il comparto pubblico, sul bilancio dello Stato centrale il decremento dei derivati potenzialmente in perdita è stato di 8,4 miliardi (-21,62%) da 39,2 miliardi a 30,7 miliardi; i conti di comuni, province e regioni hanno visto contrarsi le potenziali perdite legate ai derivati di 1,1 miliardi (-10,96%) da 1,28 a 1,14 miliardi. In totale, il comparto pubblico è passato da 40,5 miliardi a 31,9 miliardi con una diminuzione di 8,6 miliardi (-21,28%). Complessivamente, in Italia la massa di derivati finanziari “a rischio” ora vale 250,01 miliardi in discesa di 59,3 miliardi (-19,19%) rispetto ai 309,3 miliardi di settembre 2015.
“Nonostante anni di rigore, austerity e tasse, lo stato di salute della finanza pubblica italiana non è ancora al meglio, seppur qualche segnale di calo sul fronte della spazzatura finanziaria. Dopo un lunghissimo periodo di sacrifici, come contribuenti siamo ancora costretti a preoccuparci” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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