Banche: Unimpresa, 100 miliardi sofferenze legato a mattone e industria
Il presidente Longobardi commenta il pegno possessorio varato ieri sera dal governo: “Invece di aiutare gli istituti ad acquisire la proprietà dei beni aziendali, era opportuno mettere le imprese nelle condizioni di ripartire e quindi anche di rimborsare i finanziamenti”.
Quasi i due terzi delle sofferenze bancarie sono legate al mattone (40%) e all’industria (23%): si tratta di quasi 100 miliardi di euro, pari a oltre il 63% delle rate di finanziamenti non rimborsati dalle aziende. Sul totale di prestiti concessi dagli istituti di credito e non ripagati dalle imprese, pari a 154 miliardi, più di 62 miliardi si riferiscono infatti al settore delle attività immobiliari e a quello delle costruzioni; mentre altri 36 miliardi sono relativi a prestiti concessi all’industria (manifattura ed estrazione). Le attività immobiliari pesano per oltre il 13% (20 miliardi) sui crediti deteriorati e le costruzioni per oltre il 27% (42 miliardi); la manifattura “vale” il 23% (36 miliardi), le attività di estrazione pesano per lo 0,3% (mezzo miliardo). Nella classifica dei comparti che più faticano a rimborsare i finanziamenti alle banche figura poi il settore auto (vendita e assistenza) col 17% (26 miliardi), mentre a tutto il comparto turismo (alberghi, ristoranti e agenzie di viaggio) corrisponde il 6% delle sofferenze (9 miliardi). Questi i dati di un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui le misure varate ieri dal governo non sono sufficienti e idonee a smaltire gli arretrati dei crediti deteriorati. “Bisognava andare in una direzione diversa: più che dare una mano alle banche ad acquisire la proprietà dei beni delle imprese con il pegno non possessorio, era opportuno mettere quei settori, che rappresentano il traino dell’economia italiana, nelle condizioni di ripartire, crescere e quindi tornare a pagare con regolarità anche le rate dei finanziamenti concessi dagli istituti di credito” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
Secondo l’analisi di Unimpresa, basata su dati della Banca d’Italia, a febbraio 2016 sul totale di 154,6 miliardi di sofferenze delle imprese italiane (aziende e imprese familiari), 62,3 miliardi sono legati al mattone (40,30%). Nel dettaglio, il settore delle costruzioni pesa per 42,07 miliardi (27,21%): 3,05 miliardi si riferiscono alle imprese familiari e 39,01 miliardi alle aziende di maggiori dimensioni. Le attività immobiliari (intermediazione, gestione) pesano per 20,2 miliardi (13,08%): 354 milioni sono riconducibili ad aziende familiari e 19,8 miliardi a imprese più grandi. Nella “classifica” delle sofferenze, subito dopo il “mattone” c’è il comparto industria (36,4 miliari pari al 23,54%), con le attività manifatturiere che valgono 35,9 miliardi (23,25%): 1,7 miliardi si riferiscono alle imprese familiari e 34,2 miliardi alle aziende di maggiori dimensioni; le attività di estrazione valgono 457 milioni (0,30%): 17 milioni sono di piccole imprese e 440 di aziende più grandi. Al terzo posto, il ramo auto (vendita e assistenza) con 26,5 miliardi (17,17%): 3,9 miliardi sono riconducibili ad aziende familiari e 22,6 miliardi a imprese più grandi. Agricoltura, silvicoltura e pesca valgono 6,2 miliardi (4,03%): 3,2 miliardi sono di imprese famigliari e 2,9 miliardi di aziende grandi. Il turismo pesa, poi, per 5,8 miliardi (3,81%): 518 milioni di aziende a conduzione familiare e 3,3 miliardi di imprese di dimensioni maggiori. Il mattone e l’industria valgono insieme 98,7 miliardi, il 63,84% del totale.
In totale le sofferenze sono passate dai 187,2 miliardi di febbraio 2015 ai 196,1 miliardi di febbraio 2016 (+8,84%) in aumento di 8,8 miliardi; a gennaio scorso le sofferenze ammontavano a 202,05 miliardi. Nel dettaglio, la quota di crediti deteriorati che fa capo alle imprese è salita da 133,1 miliardi a 138,9 (+5,78%) in aumento di 5,7 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 34,9 miliardi a 37,2 miliardi (+6,67%) in salita di 2,3 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 382 milioni da 15,3 miliardi a 15,6 miliardi (+2,50%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 3,8 a 4,2 miliardi (+8,79%) con 341 milioni in più. Le sofferenze nette sono passate da 79,3 miliardi di febbraio 2015 a 83,07 miliardi di febbraio 2016 in aumento di 3,7 miliardi (+4,75%). A febbraio 2015 le sofferenze corrispondevano al 13,34% dei prestiti bancari (1.403,5 miliardi), percentuale salita al 13,91% a febbraio scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano passati a 1.409,2 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di cinque anni, da dicembre 2010 a febbraio 2016, sono salite da 77,8 miliardi a 196,1 miliardi in salita di quasi 120 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
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