Crisi. Unimpresa, mina derivati da 34 miliardi su conti pubblici italiani
Mina derivati da quasi 34 miliardi di euro sui conti pubblici italiani. I titoli derivati presenti sui bilanci dello Stato centrale e degli enti locali ammontano a 33,9 miliardi. Il dato, registrato a settembre 2015, è in lieve calo di 3,9 miliardi (-11,72%) rispetto ai 37,9 miliardi di settembre 2014. Nell’ultimo anno i titoli altamente speculativi sono calati in diversi i comparti, ma resta comunque enorme l’ammontare di titoli tossici sia nei bilanci del settore pubblico sia in quelli settore privato: nelle banche il calo è stato di 22,1 miliardi e nei fondi di investimento di 718 milioni; nelle imprese si è registrata una crescita di 2,8 miliardi, nelle assicurazioni di 1,4 miliardi. In totale la massa di derivati finanziari presenti in Italia è pari a 260,5 miliardi in calo di 23,8 miliardi (-8,38%) rispetto ai 284,4,1 miliardi di settembre 2014. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa sull’andamento dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi.
Secondo il rapporto, basato su dati della Banca d’Italia, la speculazione finanziaria è rimasta a livelli alti anche con la crisi. I dati si riferiscono alle passività sui bilanci, vale a dire le operazioni potenzialmente in perdita. Sui bilanci degli istituti di credito, alle fine del 2014 risultavano titoli derivati per 224,2 miliardi; dopo un anno è stata registrata una diminuzione di 22,1 miliardi (-9,89%) e la massa di derivati è arrivata a 201,1 miliardi. Lieve calo anche per i fondi di investimento di 718 milioni (-8,48%) da 8,4 miliardi a 7,7 miliardi. In salita, invece, i derivati in perdita delle imprese saliti di 2,8 miliardi (+23,01%) da 12,4 miliardi a 15,3 miliardi. Per le assicurazioni e i fondi pensione la crescita sui 12 mesi è stata di 159 milioni (+12,54%) da 1,2 miliardi a 1,4 miliardi. Per quanto riguarda il comparto pubblico, sul bilancio dello Stato centrale il decremento dei derivati potenzialmente in perdita è stato di 3,9 miliardi (-10,78%) da 36,6 miliardi a 32,7 miliardi; i conti di comuni, province e regioni hanno visto contrarsi le potenziali perdite legate ai derivati di appena 23 milioni (-1,87%) da 1,23 a 1,20 miliardi. In totale, il comparto pubblico è passato da 37,9 miliardi a 33,9 miliardi con una diminuzione di 3,9 miliardi (-11,72%). Complessivamente, in Italia la massa di derivati finanziari “a rischio” ora vale 260,5 miliardi in discesa di 23,8 miliardi (-8,38%) rispetto ai 284,4 miliardi di settembre 2015.
“Nonostante anni di rigore, austerity e tasse, lo stato di salute della finanza pubblica italiana non è ancora al meglio, seppur qualche segnale di calo sul fronte della spazzatura finanziaria. Dopo un lunghissimo periodo di sacrifici, come contribuenti siamo ancora costretti a preoccuparci” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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