Crisi: Unimpresa, famiglie e imprese non spendono, in banca 72 mld in più
Sono aumentate di quasi 72 miliardi di euro in un anno le riserve degli italiani. La crisi e la paura di nuove tasse frenano i consumi delle famiglie, bloccano gli investimenti delle imprese e congelano la liquidità delle banche: da settembre 2014 a settembre 2015 l’ammontare dei depositi in Italia è passato da 1.484 miliardi a 1.556 miliardi in aumento di 71,8 miliardi (+5%). Il saldo dei conti correnti è cresciuto di 63 miliardi, da 779 miliardi a 842 miliardi (+8%). I salvadanai delle famiglie sono saliti di oltre 14 miliardi, quelli delle imprese di oltre 13 miliardi, quelli degli istituti di credito di 45 miliardi. Questi i dati principali di un rapporto realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale solo le riserve di assicurazioni e fondi pensione hanno registrato un calo, diminuendo di 4 miliardi in 12 mesi.
Secondo lo studio dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, il totale delle riserve di famiglie, banche e imprese è passato dai 1.484,2 miliardi di settembre 2014 ai 1.556,04 miliardi di settembre 2015 con un incremento di 71,8 miliardi (+4,84%). Nel dettaglio, la liquidità delle banche è salita da 308,1 miliardi a 353,2 miliardi in salita di 45,1 miliardi (+14,66%). I depositi delle aziende sono cresciuti di 13,6 miliardi (+6,59%) da 207,7 miliardi a 221,4 miliardi. Le imprese familiari hanno accumulato maggiori risorse per 2,3 miliardi (+5,20%) e i loro fondi sono saliti da 45,2 miliardi a 47,6 miliardi. Le onlus hanno visto aumentare i depositi di 320 milioni (+1,31%) da 24,4 miliardi a 24,7 miliardi. I salvadanai delle famiglie sono saliti di 14,7 miliardi (+1,68%) da 873,3 miliardi a 888,08 miliardi. Il solo comparto che ha registrato una variazione negativa è quello delle assicurazioni e dei fondi pensione: le riserve sono scese di 4,3 miliardi (-17,45%) da 25,1 miliardi a 20,7 miliardi. Quanto all’analisi per strumento, i conti correnti sono passati da 778,9 miliardi a 842,09 miliardi con una crescita di 63,1 miliardi (+8,11%), mentre i pronti contro termine sono saliti di 38,8 miliardi (+33,70%) da 115,3 miliardi a 154,1 miliardi.
“E’ un effetto pericoloso e perverso della crisi e della recessione. C’è grande paura sia nelle famiglie sia nelle imprese, una paura che porta a eccessi di prudenza, ad accumulare risorse aggiuntive in vista di non prevedibili nuovi scossoni delle turbolenze internazionali o di inasprimenti della pressione fiscale. Il denaro c’è, è nella disponibilità degli italiani, ma non viene speso” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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