Grecia. Unimpresa, entro l’anno in Italia 197 miliardi di debito pubblico da rinnovare
La risalita dello spread causata dalla crisi in Grecia potrebbe avere effetti negativi su oltre 197 miliardi di euro di debito pubblico italiano da rinnovare entro l’anno. A tanto ammonta la quota di titoli di Stato in circolazione che arrivano in scadenza tra luglio e dicembre 2015. L’anno prossimo arrivano a fine corsa 220 miliardi di bot e btp, nel 2017 altri 206 miliardi di obbligazioni e nel 2018 altri 153 miliardi. E’ quanto emerge da una analisi del Centro studi di Unimpresa secondo cui tra il 2019 e il 2046 scadono altri 1.011 miliardi di titoli e in totale sono in circolazione bot, btp, cct e ctz per complessivi 1.789 miliardi. Le tensioni sul differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi potrebbero erodere i vantaggi sul versante della spesa per interessi programmata negli scorsi mesi quando lo spread era sceso fin sotto quota 90 punti base.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, tra luglio e dicembre del 2015 scadono complessivamente 197,5 miliardi di titoli emessi dal Tesoro italiano: si tratta, nel dettaglio, di 85,1 miliardi di bot, di 71,8 miliardi di btp, di 25,1 miliardi di cct e di 15,5 miliardi di ctz. L’anno prossimo arrivano a fine cors 220,3 miliardi di titolo così ripartiti: 43,4 miliardi di bot, 136,8 miliardi di btp, 13,9 miliardi di cct e 26,2 miliardi di ctz. Nel 2017 vanno rinnovati, allo stato, 206 miliardi di debito: 162,2 miliardi di btp, 31,2 miliardi di cct e 12,7 miliardi di ctz. I titoli in circolazione che scadono nel 2018 ammontano a 153,7 miliardi: 125,7 miliardi di btp e 28,1 miliardi di cct. Il resto dei titoli in circolazione – con scadenza prevista tra il 2019 e il 2046 – vale 1.011,5 miliardi: 973,9 miliardi di btp e 37,6 miliardi di cct.
Complessivamente, ammontano a 1.789,4 miliardi i titoli di Stato in circolazione: si tratta di 128,5 miliardi di bot, di 1.470,5 miliardi di btp, di 135,8 miliardi di cct e di 54,4 miliardi di ctz.
“L’esito del referendum avrà ripercussioni sui nostri conti pubblici italiani, ma la migliore ricetta per combattere la crisi finanziaria internazionale sta nelle riforme, nelle misure di cui hanno bisogno le imprese e le famiglie per avere fiducia e per rimettere in moto definitivamente l’economia del nostro Paese. E la soluzione passa, come diciamo da sempre, in meno tasse e più credito” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.