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Banche. Unimpresa, boom sofferenze in un anno +25% a 185 mld, prestiti giù di 30 mld

Arcobaleno UnimpresaLe rate non pagate schizzano di 25 miliardi da gennaio 2014 a gennaio 2015. In calo i finanziamenti al settore privato, ma ci sono segnali positivi: i prestiti a medio termine alle imprese sono saliti di 9 miliardi (+7,5%) ed è in ripresa il credito al consumo, aumentato di 1,8 miliardi (+0,53%).

Boom di sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da gennaio 2014 a gennaio 2015, sono cresciute del 15% arrivando a oltre 185 miliardi di euro, in aumento di 25 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (131 miliardi). Le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 34 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 15 miliardi. Sfiorano uperano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono al 13% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’11% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di quattro anni, quindi, sono più che raddoppiate. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi Unimpresa, secondo cui nello stesso periodo le banche hanno tagliato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 30 miliardi (-2%), ma i prestiti di medio periodo per le aziende sono andati in controtendenza  e sono saliti di 9 miliardi.

Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 160,4 miliardi di gennaio 2014 ai 185,4 miliardi di gennaio 2015 (+16,60%) in aumento di 25,1 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 112,3 miliardi a 131,7 (+17,30%) in aumento di 19,4 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 32,3 miliardi a 34,6 miliardi (+7,26%) in salita di 2,3 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,5 miliardi da 13,6 miliardi a 15,1 miliardi (+11,08%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,1 a 3,8 miliardi (+11,08%) con 1,5 miliardi milioni in più.

Sofferenze più che raddoppiate in poco più di quattro anni, ora valgono il 13,16% dei prestiti

A gennaio 2014 le sofferenze corrispondevano all’11,14% dei prestiti bancari (1.439,6 miliardi), percentuale salita al 13,16% a gennaio scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.409,1 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di quattro anni, da dicembre 2010 a gennaio 2015, sono passate da 77,8 miliardi a 185,4 miliardi in salita di 107,6 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.

Credit crunch: -30 mld a privati in un anno

Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di 2,5 miliardi al mese. Da gennaio 2014 a gennaio 2015, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,6 miliardi di euro passando da 1.439,6 miliardi a 1.409,1 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-3,2 miliardi) sia le imprese (-27,4 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,13% nell’ultimo anno. Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 9,8 miliardi (-3,16%) da 312,4 miliardi a 302,5 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 26,5 miliardi (-6,55%) da 405,4 miliardi a 378,8 miliardi, mentre quelli di breve periodo (fino a 5 anni) sono cresciuti di 8,9 miliardi (+7,50%) da 119,9 miliardi a 128,9 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 837,8 miliardi a 810,4 miliardi con una diminuzione di 27,4 miliardi (-3,27%). Analoga situazione per le famiglie: meno prestiti personali per 3,1 miliardi (-1,74%) da 182,9 miliardi a 179,7 miliardi e giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 1,9 miliardi (-0,53%) da 360,6 miliardi a 358,7 miliardi; in controtendenza il credito al consumo, salito di 1,8 miliardi (+0,53%) da 58,1 miliardi a 60,1 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 601, 7 miliardi a 598,5 miliardi con una diminuzione di 3,2 miliardi (-0,53%).

Longobardi: “Da istituzioni e banche scarsa attenzione a questione credito, non va sprecato il Qe della Bce”

“Quella del credito resta una situazione gravissima e, di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche delle istituzioni” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Negli scorsi mesi – aggiunge Longobardi – i rappresentanti delle banche e quelli delle grandi industrie hanno parlato di un nuovo rapporto tra il mondo del credito e quello delle imprese, ma non se n’è fatto più nulla: Unimpresa è pronta a collaborare e a dare voce a oltre 120mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese. Ci sono le risorse del quantitative easing della Bce e non vanno sprecate”.

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