Lavoro. Unimpresa, con Jobs Act +250mila assunzioni nel 2015
Le stime dell’associazione sulle nuove norme per i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti. I primi effetti concreti a partire da giugno. Nuovi contratti legati a stabilizzazione precari, emersione di “nero”, prospettive di crescita delle aziende. Il presidente Longobardi: “Il rischio di creare un mercato del lavoro a due velocità: potrebbe aumentare l’ingessamento della forza lavoro nei grandi gruppi poco disposta a cambiare per paura di perdere le tutele piene del vecchio articolo 18”.
I primi effetti concreti del Jobs Act si potranno tastare con mano a giugno ed entro la fine dell’anno potrebbero essere, complessivamente, circa 250.000 le nuove assunzioni realizzate grazie alla riforma del mercato del lavoro. L’incremento dei contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato previsti dalle nove norme sulle tutele crescenti sarà legato in parte alla stabilizzazione degli attuali precari (tempo determinato, contratti a progetto, partite Iva), in parte all’emersione di occupazione irregolare o cosiddetta “in nero”, in parte a nuove assunzioni di disoccupati in senso stretto derivanti da incremento di produzione e prospettive di crescita delle aziende italiane. Turismo, agricoltura e servizi i settori che potrebbero sfruttare di più l’intervento normativo. Queste le indicazioni fornite dal Centro studi di Unimpresa, in relazione alle nuove norme sui contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti introdotte dal governo di Matteo Renzi con il decreto legislativo pubblicato venerdì sulla Gazzetta ufficiale.
Le nuove norme sono entrate in vigore ieri, ma le prime settimane serviranno ai consulenti del lavoro e alle direzioni del personale dei grandi gruppi imprenditoriali per studiarne l’impatto oltre che per calibrarne l’applicazione nelle singole realtà produttive e lavorative. Si può pertanto stimare che un primo, sensibile incremento delle posizioni a tempo indeterminato si registrerà a giugno e proseguirà poi per tutto il secondo semestre del 2015: alla fine dell’anno le nuove assunzioni potrebbero arrivare a quota 250.000. Tuttavia, non si tratterà di occupazione aggiuntiva al 100%. Sono infatti almeno tre i bacini da cui verranno “pescati” i neoassunti. Anzitutto, una parte dei nuovi contratti sarà “semplicemente” il frutto della stabilizzazione di attuali precari: si tratta dei contratti a tempo determinati, dei contratti a progetto e di collaborazione, delle partite Iva. La seconda fonte di lavoratori è quella dell’occupazione parzialmente irregolare o completamente “in nero”, vale a dire gli individui più o meno sconosciuti sia all’amministrazione finanziaria sia agli enti di previdenza. Il terzo recinto potrebbe infine essere quello composto dai disoccupati “veri”, cioè soggetti che non hanno occupazione di alcun tipo e che saranno assunti a tempo indeterminato beneficiando del “Jobs Act” e delle tutele crescenti. I settori che potrebbero incrementare più di altri l’occupazione sfruttando la riforma sono l’agricoltura, il turismo, i servizi e l’edilizia.
“Gli sgravi contributivi rendono vantaggioso il nuovo contratto a tempo indeterminato, ma certamente il governo deve mettere il piede sull’acceleratore per migliorare le condizioni in cui operano le imprese italiane, a cominciare dalla riduzione del carico fiscale per poi passare allo snellimento della burocrazia e al miglioramento delle infrastrutture: l’area di disagio sociale è composta da oltre 9 milioni di persone e la strada per ridurla è lunga” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Almeno nel breve periodo, poi, intravediamo qualche rischio legato alla creazione di un mercato del lavoro a due velocità: potrebbe aumentare l’ingessamento della forza lavoro nei grandi gruppi, poco disposta a cambiare e quindi a smuovere il settore occupazione per paura di perdere le tutele piene del vecchio articolo 18”.