MEF. Smentita tassa sui contanti
Niente tassa sui versamenti bancari in contanti. Confermato scontrino digitale.
No tassa sui contanti – In un’intensa giornata piena di indicazioni e disposizioni di carattere fiscale, come è stata appunto quella di ieri, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha risalito la china dopo le non poche proteste legate all’ipotesi circa l’applicazione di una tassa sui versamenti in contanti presso gli sportelli bancari. “Il Governo non prevede nessuna tassa sull’uso dei contanti”. Questa è la categorica indiscrezione diffusa dal dicastero guidato da Pier Carlo Padoan. Niente tassa sui contanti, quindi.
Le false notizie – Nei giorni passati erano andate diffondendosi notizie, poi rivelatesi infondate, circa la possibilità che la squadra esecutiva avesse allo studio un’imposta di bollo proporzionale su ricevute e quietanze rilasciate da banche e poste per i versamenti in contanti giornalieri sopra i 200 euro. Una simile tassa avrebbe dovuto avere lo scopo di inibire l’uso del contante stimolando l’utilizzo di pagamento no cash. Nello specifico, si parlava addirittura di un provvedimento contenuto nei decreti su fatturazione elettronica e fisco che il governo discuterà questo venerdì in sede di Consiglio dei ministri. In sostanza, il provvedimento sarebbe stato il veicolo a mezzo del quale la squadra esecutiva avrebbe introdotto un’imposta di bollo proporzionale ai versamenti giornalieri eccedenti, come abbiamo visto, la soglia dei duecento euro al fine di snellire le procedure di tracciabilità del denaro. Sempre alla luce di siffatte infondate indiscrezioni, la nuova tassa su ricevute e quietanze rilasciate da banche e poste sarebbe stata pronta per entrare in vigore dal 1° gennaio 2017.
Lo scontrino digitale – Se l’imposta sul cash si è rivelata alla stregua di un clamoroso abbaglio, ‘tangibile’ realtà sarà ben presto il cosiddetto scontrino digitale. Non è stata infatti smentita la notizia secondo la quale i corrispettivi giornalieri di commercianti, artigiani e professionisti dovranno essere comunicati quotidianamente per via telematica al fisco. Un obbligo che, stando alle prime dichiarazioni in merito, potrebbe altresì includere le fatture emesse, quelle rettificate e quelle ricevute. In questo modo il Fisco avrebbe un controllo diretto, ma ai contribuenti destinatari dell’obbligo si porrebbe un ulteriore peso sulle spalle, oltre a quelli già esistenti e di entità affatto esigua.