Crisi. Unimpresa, intervento Bce sia accompagnato da taglio tasse
In Italia pressione fiscale stabile sopra al 43% del pil nei prossimi cinque anni.
Solo con una significativa riduzione della pressione fiscale, l’intervento della Banca centrale europea appena annunciato, e volto a spignere l’inflazione verso il 2%, potrà dispiegare tutti i suoi frutti portando l’Italia fuori dalla crisi e finalemnte incamminata in un percorso di crescita economica. La sola immissione di nuovo denaro in circolazione con il Quantitative easing, infatti, non può bastare a superare la dura recessione dalla quale non di riesce a uscire. Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commenta il quantitative easing da 1.140 ammiliardi deliberato giovedì scorso dalla Bce.”Lo stesso presidente della Bce Mario Draghi – aggiunge Longobardi – ha spiegato che i governi nazionali devono proseguire con le riforme e in Italia quella più importante è la diminuzione del peso delle tasse sia sulle famiglie sulle imprese.
Secondo una analisi del Centro studi di Unimpresa, infatti, la pressione fiscale resterà sempre inchiodata sopra il 43% per altri cinque anni. Non accennerà a calare, fatta eccezione per lievissime riduzioni in alcuni anni, il peso delle tasse sulle famiglie e imprese italiane tra il 2014 e il 2018. Nel 2014 il macigno tributario si attesterà al 43,3% del pil, restando allo stesso livello del 2013, salirà fino al 43,4%nel 2015 e schizzerà fino al 43,6% nel 2016; poi una impalpabile diminuzione: 43,3% nel 2017 e 43,2% nel 2018. Cinque anni di pressione fiscale insostenibile provocata da un aumento delle entrate tributarie, nel quinquennio, di oltre 45 miliardi di euro.
Un livello di pressione fiscale costantemente alto, dunque quello programmato dal governo di Matteo Renzi, che è la conseguenza della crescita delle entrate tributarie: il gettito correrà molto più del pil e aumenterà, complessivamente, tra il 2014 e il 2018, di 45,7 miliardi. Nel dettaglio, rispetto al 2013nel 2014 lo Stato ha incassato 1,6 miliardi in più da imprese e famiglie che hanno assicurato un gettito di 487,5 miliardi di euro. In termini percentuali si tratta di un incremento lieve, lo 0,34% in più, ma che va nella direzione opposta rispetto all’andamento dell’economia, prevista in calo dello 0,3% secondo il Def approvato dal governo. Una doppia velocità che si registra costantemente anche nelle previsioni degli anni successivi. Il gettito tributario nel 2015 arriverà a 493,7 miliardi in aumento di 6,2 miliardi rispetto a quest’anno: tasse in crescita dell’1,27%, mentre il pil dovrebbe salire solo dello 0,5%. Nel 2016 lo Stato incasserà 507,9 miliardi di euro con un incremento di 14,1 miliardi sull’anno precedente: in termini percentuali la crescita delle imposte è pari al 2,88% che va raffrontata con lo 0,8% della crescita economica. Nel 2017 la situazione è sostanzialmente identica: grazie a un incremento di 11,1 miliardi sul 2016, il gettito tributario arriverà a 519,1 miliardi in aumento del 2,19% e col pil in crescita dell’1,1%. Chiude il conto il 2018, quando le tasse versate da aziende e cittadini nelle casse dello Stato saranno pari a 531,6 miliardi in aumento di 12,5 miliardi sull’anno precedente: vale a dire +2,42% e pil più lento all’1,2%. Nel quinquennio 2014-2018 le tasse pagate dai contribuenti in Italia arriverebbe a toccare 2.540,1 miliardi di euro.