Banche. Unimpresa, boom sofferenze a 181 mld (+21% in 12 mesi)
Esplodono le rate dei prestiti non pagati: quelli delle imprese valgono 130 miliardi (+26%) e quelli delle famiglie 34 miliardi (+7%). Ripartono i finanziamenti di medio periodo alle aziende di 5 miliardi, ma complessivamente i prestiti restano in terreno negativo: -5 miliardi trascinati al ribasso dal calo dei mutui e del credito al consumo (-1%). Il presidente Longobardi: “Ancora poco per sostenere la crescita”.
Non si ferma la corsa delle sofferenze delle banche: negli ultimi 12 mesi sono arrivate a 181 miliardi di euro in aumento di oltre 31 miliardi (+21%). Le rate dei finanziamenti non pagate dalle famiglie valgono quasi 34 miliardi, quelle delle imprese sfiorano quota 130 miliardi. Nel frattempo migliora il quadro dei prestiti: quelli alle aziende sono lievemente aumentati di 601 milioni (+0,07%) superando gli 817 miliardi, mentre quelli delle famiglie sono ancora in calo: -5 miliardi in un anno giù a 596 miliardi. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa secondo cui il calo dei mutui e del credito al consumo (-1%) trascina al ribasso il comparto degli impieghi: da novembre 2013 a novembre 2014 i finanziamenti bancari complessivamente sono scesi di 5,1 miliardi da 1.419,03 miliardi a 1.413,8 miliardi (-0,36%).
Secondo il rapporto di Unimpresa, basato su dai della Banca d’Italia, le sofferenze delle banche sono in costante aumento: da novembre 2013 a novembre 2014, gli arretrati di aziende e cittadini sono passati da 149,6 miliardi a 181,1 miliardi in crescita di 31,5 miliardi (+21,08%). Nel dettaglio, le sofferenze delle imprese sono passate da 103,1 miliardi a 129,9 miliardi in salita di 26,8 miliardi (+26,02%); le sofferenze delle famiglie sono passate da 31,5 miliardi a 33,8 miliardi in crescita di 2,3 miliardi (+7,42%); le sofferenze delle imprese familiari sono salite di 1,8 miliardi (+14,71%) da 12,9 miliardia a 14,8 miliardi; in crescita anche le sofferenze di pubblica amministrazione, onlus, assicurazioni e fondi pensione, salite di 460 milioni (+22,38%) da 2,05 miliardi a 2,51 miliardi. Il rapporto tra prestiti e sofferenze adesso è al 12,81% mentre a novembre 2013 era al 10,54%.
Sul versante dei prestiti va registrata la nota positiva arrivata dai finanziamenti di media durata (fino a 5 anni) destinati alle imprese, in aumento di 4,9 miliardi (+3,93%) da 124,8 miliardi a 129,7 miliardi. I finanziamenti “a breve” (fino a un anno) sono invece calati di 2,7 miliardi (-0,90%) da 301,9 mliardi a 299,2 miliardi; in calo anche i prestiti di lungo periodo (oltre 5 anni), diminuiti di 1,6 miliardi (-0,41%) da 390,2 miliardi a 388,6 miliardi. Complessivamente i finanziamenti alle aziende sono quindi lievemente aumentati di 601 milioni (+0,07%) da 817 miliardi a 817,6 miliardi.
Resta negativo il quadro dei prestiti alle famiglie: per il credito al consumo -1,1 miliardi (-1,93%) da 58,4 miliardi a 57,3 miliardi; per i mutui -2 miliardi (-0,55%) da 361,8 miliardi a 359,8 miliardi; per i prestiti personali -2,6 miliardi (-1,44%) da 181,6 miliardi a 179,07 miliardi. In totale, i finanziamenti alle famiglie sono calati di 5,7 miliardi (-0,95) da 602,03 miliardi a 596,2 miliardi. L’ammontare complessivo degli impieghi delle banche è quindi passato dai 1.419,03 miliardi di novembre 2013 ai 1.413,8 miliardi di novembre 2014 in discesa di 5,1 miliardi (-0,36%).
Longobardi: “Segnale positivo, ma è ancora poco per sostenere ripresa economica”
“C’è qualche segnale positivo, seppur timidisismo, del quale non possiamo che rallegrarci. Certo, è ancora molto poco perché parliamo di un aumento di 600 milioni che arriva dopo anni di costante e drammatica diminuizione. Per spingere la ripresa economica servono decine di miliardi in più. Tuttavia, registriamo il dato positivo e speriamo continui così” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Al governo di Matteo Renzi abbiamo detto che le parole magiche sono credito e fisco: ci aspettiamo sforzi enormi, quindi, per far ripartire il mercato dei finanziamenti bancari e, soprattutto, per attuare un concreto piano volto alla riduzione del peso delle tasse sulle famiglie e sulle imprese” conclude Longobardi.