Banche. Unimpresa, 67% sofferenze legate a grandi prestiti non rimborsati
Il rapporto dell’associazione: sul totale dei finanziamenti non ripagati, pari a 162,2 miliardi di euro, 109,9 miliardi sono relativi a crediti oltre il mezzo milione di euro erogati ad appena 51.324 soggetti, cioè il 4,23% dei clienti “problematici” degli istituti; 20,9 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 505 soggetti, lo 0,04% del totale; sul 95% dei clienti (più di 1 milione di soggetti), che hanno prestiti da 250 euro a 500.000 euro, pesa solo il 32% delle sofferenze (52 miliardi). Longobardi: “Ora emergono gli errori degli istituti che per anni hanno prestato denaro con criteri evidentemente sballati”.
Le sofferenze delle banche sono legate ai grandi prestiti non rimborsati: il 67% dei finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese si riferisce, infatti, a crediti superiori a 500.000 euro. Sul totale delle sofferenze pari a 162,2 miliardi di euro, 109,9 miliardi sono relativi a finanziamenti oltre il mezzo milione di euro erogati ad appena 51.324 soggetti, il 4,23% dei clienti “problematici” degli istituti; 20,9 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 505 soggetti, lo 0,04% del totale. Lo rileva il rapporto del Centro studi di Unimpresa “La ripartizione dimensionale delle sofferenze delle banche” secondo il quale sul 95% dei clienti (più di 1 milione di soggetti), che hanno prestiti da 250 euro a 500.000 euro, pesa solo il 32% delle sofferenze (52 miliardi).
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia aggiornati a giugno 2014, il 67,78% delle sofferenze delle banche, cioè 109,9 miliardi su 162,2 miliardi complessivi, è relativo a finanziamenti superiori a 500.000 euro. Si tratta di finanziamenti erogati ad appena 51.324 soggetti (imprese o famiglie), il 4,23% degli 1.214.197 clienti “problematici” degli istituti. Nel dettaglio, 13,7 miliardi di sofferenze (8,45%) si riferiscono a finanziamenti da 500.000 euro a 1 milione, erogati a 23.258 soggetti (1,92%); 21,7 miliardi (13,39%) si riferiscono a prestiti da 1 milione fino a 2,5 milioni, concessi a 16.760 clienti (1,38%); 17,9 miliardi (11,09%) sono relativi a crediti da 2,5 milioni a 5 milioni, erogati a 6.248 clienti (0,51%); 35,6 miliardi (21,97%) si riferisce a finanziamenti da 5 milioni a 25 milioni, concessi a 4.553 soggetti (0,37%); 20,9 miliardi (12,88%) è legato a prestiti superiori a 25 milioni erogati a 505 clienti (0,04%).
Circa un terzo delle sofferenze (32,22%), cioè 52,2 miliardi, è invece legato a finanziamenti di importo minore che vanno da 250 euro a 500.000 euro, concessi a una platea molto vasta di clienti ora in difficoltà, pari a 1.162.873 soggetti (il 95,77% del totale). Nel dettaglio, 6,1 miliardi di sofferenze (3,77%) si riferisce a finanziamenti da 250 euro a 30.000 euro erogati a 752.635 clienti (61,99%); 7,2 miliardi (4,45%) sono relativi a prestiti da 30.000 euro a 75.000 euro concessi a 162.535 soggetti (13,39%); 8,07 miliardi (4,98%) è relativo a crediti da 75.000 euro a 125.000 euro erogati a 90.375 clienti (7,44%); 17,4 miliardi (10,78%) si riferisce a finanziamenti da 125.000 euro a 250.000 euro concessi a 112.526 soggetti (9,27%); 13,3 miliardi è legato a crediti da 250.000 euro a 500.000 euro erogati a 44.802 clienti (3,69%).
Longobardi: “Nodo sofferenze va risolto con intervento pubblico”
“Ora emergono gli errori degli istituti – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – che per anni hanno prestato denaro con criteri evidentemente sballati. Anche se nell’ultimo periodo è leggermente calato il ritmo con cui cresce la montagna di finanziamenti non ripagati, il problema resta ed è gravissimo perché solo apparentemente è una questione che pesa esclusivamente sui bilanci del settore bancario: a pagare il conto, alla fine della giostra, sono le aziende che vedono sistematicamente respinte le domande di finanziamento”. Secondo Longobardi “il nodo delle sofferenze va risolto con un intervento pubblico, altrimenti non sarà possibile rimettere in moto il motore del credito, pilastro fondamentale per far ripartire l’economia e sperare di portare l’Italia sul sentiero di crescita”.