Addio studi di settore – Strumento di accertamento sempre meno usato nella lotta all’evasione
Gli studi di settore lasciano spazio a nuovi controlli, basati più sui dati dichiarati, che sul calcolo presuntivo di Gerico. Lo strumento sarà più selettivo e potrebbe interessare meno contribuenti.
Questa sarebbe la novità in tema di accertamento, cui è giunta la Corte dei conti nella relazione 2013 sul rendiconto generale dello Stato, ragionando sul fatto che gli studi permettono di recuperare sempre meno gettito: la maggiore base imponibile emersa nel 2012 è scesa a poco più di 2 miliardi.
Gli accertamenti fondati su ricavi d’impresa e compensi per le attività dei professionisti sono stati 11.000 nel 2013, ossia circa 2.000 in meno rispetto all’anno prima. Il calo è ancora più marcato nel confronto con il 2010, rispetto al quale la contrazione è di oltre il 60%.
Le sentenze della Cassazione hanno dato il “la”- L’inversione di rotta è stata dettata sicuramente dalle sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione, che dal 2009, hanno considerato lo strumento un mero supporto alla contestazione di evasione fiscale; una presunzione semplice.
Dal 2006, anno in cui gli studi di settore hanno fatto emergere una maggiore base imponibile oltre i 5 miliardi di euro, con un’incidenza del 18% nell’adeguamento in Unico dei contribuenti ai risultati di Gerico, si è arrivati al 2012 quando il 9% dei contribuenti ha scelto l’adeguamento a Gerico.
D’altro canto, anche il calo degli accessi brevi (i controlli di uno o due giorni da parte dei funzionari del Fisco) lascia intendere che gli studi di settore saranno sempre più relegati a strumento di selezione soprattutto per la corretta applicazione del regime premiale, come sottolineato anche dal recente documento di prassi, la Circolare n. 25/E/2014.
Obiettivi del restyling – Ristrutturazione in vista, dunque, per gli studi di settore. La revisione perseguirà una serie di obiettivi:
– garantire la fedeltà dei dati dichiarati dai contribuenti;
– cambiare le modalità di utilizzo in fase di accertamento da parte dell’amministrazione;
– pensare a ricalibrare l’area di intervento di questi strumenti, riducendo la platea dei contribuenti che devono fare i conti tutti gli anni con Gerico.
E’, dunque, iniziato Il processo di cambiamento e gli studi di settore, così come li conosciamo oggi, in futuro potrebbero non esistere più.
Nel piano antievasione del Governo si parla esplicitamente della necessità di elaborare “con prevedibili effetti già per l’annualità di imposta 2014, nuovi indicatori di coerenza economica e di normalità economica”. L’introduzione di tali indicatori servirà a contrastare i fenomeni di infedeltà dichiarativa, inducendo un prevedibile incremento dei comportamenti dichiarativi corretti e, indirettamente, quindi, della base imponibile e del relativo gettito fiscale.
L’intervento renderà, quindi, più facile l’individuazione dei contribuenti che dichiarano dati infedeli, compresi quelli che falsano i valori per rientrare nel regime premiale, che dal 2011 garantisce ai soggetti virtuosi una protezione dagli accertamenti.
Tale necessità di verifiche sugli accessi al regime premiale è stata confermata anche nella Circolare n. 25/E/2014 che ha evidenziato la necessità che i dati presenti negli studi di settore vengano sempre maggiormente impiegati come strumento di selezione per l’ulteriore attività di controllo, piuttosto che quale mero strumento accertativo e l’attività di accesso breve verrà utilizzata per rintracciare i casi in cui il contribuente si sia collocato nel regime premiale, pur non potendo.
Gli studi verranno sempre più utilizzati quali strumenti di selezione per ulteriori attività di controllo piuttosto che come strumento accertativo diretto.
La delega fiscale riscrive i regimi forfetari – Anche la delega fiscale potrebbe aiutare questa fase di cambiamento, riscrivendo le regole per l’accesso ai regimi fiscali, cancellando dal sistema tributario coloro che aderiscono oggi all’art. 13 della L. 388/2000 e dell’art. 27 co.1 e 2, DL 98/2011 (nuovi minimi ).
Tracciabilità di pagamenti e fatturazione elettronica, poi, chiuderebbero il cerchio.
FONTE: www.fiscal-focus.info