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Crisi. Unimpresa, con calo spread benefici su 370 mld di debito pubblico

Arcobaleno UnimpresaLa discesa dello spread potrebbe avere effetti positivi su 370 miliardi di euro di debito pubblico in circolazione. A tanto ammonta la quota di titoli di Stato emessi a tasso variabile per la quale, grazie al calo del divario di rendimento tra i btp italiani e i bund tedeschi sceso sotto i 90 punti base, la spesa per interessi a carico del Tesoro è destinata a calare nei prossimi mesi e nei prossimi anni. E’ quanto osserva il Centro studi di Unimpresa segnalando che le obbligazioni statali in circolazione a tasso variabile sono arrivate, complessivamente, a gennaio a 370,3 miliardi pari al 17,1% del totale del debito pubblico ora a 2.165,9 miliardi. Lo spread è sceso sotto i 90 punti base nel corso dell’ultima settimana: secondo Unimpresa, la diminuzione del differenziale tra Italia e Germania porterà dunque vantaggi sia sul fronte dei titoli in circolazione sia sulle future emissioni, in questo caso stimabili in 12-13 miliardi nell’arco di un triennio.

Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, a gennaio 2015 l’ammontare di titoli di Stato in circolazione a tasso variabile era arrivata a quota 370,3 miliardi, pari al 17,1% del totale del debito pubblico di 2.165,9 miliardi; il dato è in crescita di 37,1 miliardi (+11,14%) rispetto ai 333,2 miliardi di gennaio 2014 quando la fetta di debito in circolazione a tasso variabile corrispondeva al 15,9% del totale (2.088,9 miliardi). L’aumento dei titoli a tasso variabile rientra, probabilmente, in una strategia precisa delineata dal ministero dell’Economia che ha puntato, indovinando la previsione, sul calo dello spread, uno dei fattori che contribuisce a determinare gli interessi a tasso variabile per i titoli già emessi.

Quanto al tesoretto legato alle nuove emissioni, stimabile in 12-13 miliardi tra il 2015 e il 2017, nel primo anno, si otterrebbe un risparmio, sul versante della spesa per interessi sul debito statale, pari a 2,3 miliardi, nel secondo anno il vantaggio salirebbe fino a 4,6 miliardi e poi ancora altri 5,8 miliardi il terzo anno. In totale, i benefici per le casse dello Stato arriverebbero di 12,7 miliardi nell’arco di 36 mesi.  La stima parte dall’indicazione fornita dalla Banca d’Italia secondo cui 100 punti base di spread “valgono” circa 0,2 punti percentuali di pil nel primo anno, 0,4 punti nel secondo anno e 0,5 punti nel terzo anno. Nell’ultimo Documento di economia e finanza, il pil è stimato a circa 1.500 miliardi, mentre il differenziale tra i titoli del Tesoro e quelli tedeschi viene indicato sui 190 punti. Pertanto, se lo spread restasse attorno a quota 90-95 punti, ci sarebbe un vantaggio positivo pari a 100 punti base rispetto alle stime di spesa per interessi contenuta nel Def. Ne consegue che il risparmio, su un ipotetico arco triennale, sarebbe di 12,7 miliardi complessivi così suddivisi: 2,3 miliardi, 4,6 miliardi e 5,8 miliardi.

Longobardi: “Tesoretto spread da dirottare al fondo taglia-tasse”

“Non ci sono dubbi: i soldi che lo Stato riuscirà a risparmiare sul fronte della spesa per interessi, vanno destinati senza indugi all’abbattimento delle tasse. Un tesoretto da dirottare immediatamente al fondo taglia tasse già istituito da tempo a palazzo Chigi e spesso utilizzato per altri scopi. Se la Banca centrale europea ha fatto la sua parte con misure importanti sul versante del credito bancario alle imprese, ora spetta al governo di Matteo Renzi agire sul terreno di sua competenza, quello fiscale, intervenendo con tagli decisi al peso dei tributi, dopo le delusioni toccate con la legge di stabilità per il 2015” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

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