Studi di settore: riforma in vista
Impegno del governo a utilizzarli solo come strumento di selezione.
Premessa – Il Governo con l’approvazione di una mozione si impegna a riformare gli studi di settore e convertirli da strumento di accertamento a mezzo di selezione di soggetti da sottoporre a controllo mediante altre metodologie accertative.
Utilizzo studi di settore – Dagli ultimi dati diffusi in materia dalla Corte dei conti risulta che meno del dieci per cento dei contribuenti nell’anno 2013 hanno deciso di adeguare i ricavi o i compensi dichiarati alle risultanze degli studi di settore. Inoltre, sempre per il 2013, il numero di accertamenti basati su tale strumento accertativo ha raggiunto il minimo storico assoluto posizionandosi poco sopra quota 10.000. Anche la maggiore base imponibile annua dichiarata per effetto degli adeguamenti in dichiarazione è scesa dagli oltre 5 miliardi di euro del 2006 a poco più di 2 miliardi nell’anno 2012.
Mozione del governo – Ora anche il governo sembra aver capito che tale strumento è sul viale del tramonto e con una mozione accolta ieri alla Camera si è impegnato a prevedere, con decorrenza dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2015, la riforma degli studi di settore sostituendoli, o in ogni caso affiancandoli, con sistemi di controllo che incentivino una compliance preventiva tra contribuenti e amministrazione finanziaria, anche attraverso la predisposizione di strumenti informatici gratuiti che consentano agli esercenti di confrontare in tempo reale l’andamento economico e finanziario delle proprie attività rispetto ai modelli statistici standard, comprendere le cause di eventuali scostamenti e porvi rimedio, ove necessario senza attendere i termini previsti per i dichiarativi fiscali.
Attendibilità – Secondo l’impegno assunto dal governo, è necessario prevedere specifiche procedure di verifica dell’attendibilità dello studio di settore per i contribuenti che presentino un risultato di congruità e coerenza, basate sulla valutazione delle concrete caratteristiche di esercizio dell’attività d’impresa o professionale, garantendo la partecipazione attiva del contribuente alla procedura di controllo.
Aggiornamento – Risulta quindi necessario aggiornare i parametri, le metodologie di calcolo e le funzioni di stima dei ricavi presunti relativi alle differenti attività soggette agli studi di settore affinché siano allineati, in maniera realistica e puntuale, alla perdurante situazione di crisi economica e finanziaria che attanaglia, da oltre cinque anni, gli esercenti attività di impresa, arte e professione, prevedendone l’applicazione già alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2014.
Strumento di selezione – Secondo il programma del governo, al termine della riforma gli studi di settore verranno impiegati esclusivamente quale strumento di selezione per l’ulteriore attività di controllo piuttosto che quale mero strumento accertativo.
FONTE: fiscal-focus.info
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